Come disabilitare gli avvisi sonori su Ubuntu 20.04

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quando si commette un errore all’interno di una shell ubuntu emette un avviso sonoro (il latrato di un cane nel mio caso) siccome questo avviene frequentemente (ad esempio quando premo il backspace all’inizio della cli) lo trovo estremamente fastidioso.

Per toglierlo basta dare il comando:

gsettings set org.gnome.desktop.sound event-sounds false

Update to the latest version Vmware ESXi Hypervisor

Dopo aver installato vmware ESXi, specialmente se state usando la versione gratuita, prima o poi arriva la necessità di aggiornarlo.
In queste poche righe cerco di riassumere gli step principali dell’aggiornamento manuale ricordando che per installazioni con più nodi e/o sotto il controllo di un vCenter probabilmente la scelta migliore è gestire la cosa in automatico.
Per l’aggiornamento manuale la prima cosa da fare è recuperare il file delle patch,
per fare ciò dobbiamo collegarci e fare il login su my.vmware.com, la registrazioni per chi non l’avesse già fatta è gratuita e soggetta alle procedure sicuramente già viste in altre occasioni, una volta collegati basta andare sul portal delle patch all’indirizzo:

https://www.vmware.com/patchmgr/findPatch.portal

Qui, dopo aver scelto il prodotto e la versione voluta ed eventualmente aver impostato gli altri parametri messi a disposizione dal portale, premendo il tasto search verrà visualizzata la lista delle patch che rispecchia i parametri di ricerca indicati.
Normalmente le patch sono cumulative e quindi basta scaricare la più recente.
Una volta che abbiamo scaricato la patch dobbiamo trasferirla su uno dei datastore della nostra macchina in maniera da potervi accedere da linea di comando dato che per applicarla dobbiamo, dopo aver messo l’host in maintenance mode (e quindi aver fatto lo shutdown delle macchine virtuali ospitate), dare un comando di questo tipo:

esxcli software vib install -d <path patch>/<patch file name>

ad esempio:

esxcli software vib install -d /vmfs/volumes/datastore1/patch-dir/ESXi670-201901001.zip

Dopo qualche minuto (in dipendenza delle risorse della nostra macchina) il lavoro sarà finito: ci resterà solo di uscire dal maintenence mode e riavviare la macchina per terminare il nostro aggiornamento.

A presto
Andrea

Aforismi

aforisma (o aforismo) s. m. [dal lat. tardo aphorismus, gr. ἀϕορισμός «distinzione, definizione», der. di ἀϕορίζω «delimitare»] (pl. -i). – Proposizione che riassume in brevi e sentenziose parole il risultato di precedenti osservazioni o che, più genericamente, afferma una verità, una regola o una massima di vita pratica.
Originariamente, Aforismi era il titolo di un’opera che raccoglieva i precetti medici di Ippocrate.

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Come cambiare il layout usato di default da Microsoft Word all’apertura di un documento

N.B.
Le istruzioni che seguono valgono in linea di principio per qualsiasi versione di Microsoft Word.
Bisogna però tenere conto che il percorso dei file o la sintassi dei comandi può cambiare leggermente da una versione all’altra.
Se riscontrate problemi nell’applicare le istruzioni che descrivo qui di seguito vi prego di cercare sull’help del prodotto o su internet tramite Google o altri motori di ricerca la sintassi esatta: vedrete che riuscirete ad applicare la soluzione al vostro caso specifico.

Leggi tutto “Come cambiare il layout usato di default da Microsoft Word all’apertura di un documento”

Impossibile completare l’operazione perchè il file è aperto in esplora risorse

Capita lavorando con i file di windows per cancellarli o spostarli (che è la stessa cosa perché il file di origine, differentemente dalla copia, si deve cancellare) non riuscire a completare l’operazione perché il nostro, mica tanto amato (almeno in questo caso) sistema operativo, ce lo impedisce avvisandoci che il file è aperto in esplora risorse.
Il messaggio di errore è più o meno il seguente: Leggi tutto “Impossibile completare l’operazione perchè il file è aperto in esplora risorse”

Backup e Restore di un Database PostgreSQL

Per fare il backup ed il restore di un database postgresql la maniera più semplice è la linea di comando, per il backup basta un semplice:

pg_dump -Fc <nome db> >nomefile.ext

o se preferite la via prolissa ma più mnemonica con:

pg_dump --format=c --file=nomefile.ext <nome db>

dove, evidentemente, <nome db> segna il posto dove digitre il nome del database che volete salvare e nomefile.txt il nome del file dove i vostri dati saranno depositati, lìopzione format ci permette di delegare al ostro beniamino la gestione, non banale, dell’ordine di creazione degli oggetti e dell’ordine del caricamento dei dati .

Per il ripristino la cosa è altrettanto semplice:

pg_restore -C -d postgres nomefile.ext

se amate la prolissità:

pg_restore --create  --dbname=postgres nomefile.ext

anche qui nomefile.ext indica il file dove è stato precedentemente memorizzato il backup e ‘postgres’ indica il database a cui collegarsi inizialmente.

Ovviamente vengono dati per scontate alcune informazioni:

il nome della macchina dove il database è installato è quella da dove viene impartito il comando così come l’utente usato per il collegamento con il database è quello con cui avete fatto il login, la password non è necessaria perchè nel database è presente un utente con lo stesso nome e nel file pg_hba.conf è configurato, per impostazione predefinita, che gli utenti della macchina ospiteante il database (localhost per intenderci) sono esentati, quando presenti anche in postgresql, dalla digitazione della password.

Ovviamente se così non fosse diventa necessario aggiungere:

-h host (oppure –host=host nella versione prolissa) per indicare il nome dell’host dove risiede il nostro beniamino ed ovviamente il parametro -p port (–port=port nella versione prolissa) quando non viene usato il valore standard: ‘5432’.
-U username (–username=username nella versione prolissa) ad indicare l’utente da usare per il collegamento, seguito eventualmente dal parametro -W (–password) ad indicare che venga richiesta comunque la password piuttosto che non venga chiesta affatto, parametro: -w (–no-password) ma presa dal file .pgpass nella home dell’utente del sistema operativo, quest’ultima opzione è meravigliosa quando il comando è inserito in uno script dove però è inopportuno indicare in chiaro la password da usare.

Ovviamente le opzioni in entrambi i comand sono notevoli e utili per affrontare le casistiche di un utilizzo professionale. Ora che avete le basi potete divertirvi esplorando l’ottimo manuale che accompagna postresql ch potte trovare qui.

Come sempre vi aspetto per un’altra lettura.

Ciao
Andrea